Coppie dopo i figli: se si è consapevoli dei cambiamenti, si cambia insieme.  

Una delle grandi conquiste dell’epoca moderna nell’accesso alla maternità e alla paternità, è stata il suo svincolarsi da obbiettivi strumentali- continuità del casato, necessità di forza lavoro, assicurazione per la vecchiaia, soldati per la patria, e così via- a favore di scelte di amore e di crescita individuali e di coppia. Oggi, il quando e il se concepire dei figli, è una scelta non scontata e non obbligata che fanno i partner, che vedono nel diventare genitori una realizzazione personale e individuale ma anche un passaggio di vita del loro stare insieme. Oggi, per fortuna, non ci si sposa più per poter uscire di casa e l’essere in coppia non è più il naturale passaggio, culturalmente di retaggio cattolico, necessario alla nascita di un figlio. Oggi, più che in passato, si vuole essere “pronti” per avere dei figli. Senza giudicare se sia corretto o meno, prendiamo atto che prima di avere un figlio si cerca una stabilità economica, un buon momento lavorativo, si fanno gli ultimi viaggi “che con i bambini non si potranno più fare in questo modo” e si arriva a dirsi “facciamo un figlio” quando ci si sente in grado o si coglie che è arrivato il momento di fare questo passaggio.

Maternità e paternità diventano, anche scegliendone i tempi, una scelta relativa ad un momento di passaggio della coppia, che nei desideri e nelle aspettative aumenterà la gioia e la felicità dei futuri genitori. Si è dunque pieni di aspettative, si progetta insieme, ci si sente pronti- o quasi- ad una grande e meravigliosa esperienza.

I neo genitori, allora, che fino a quel momento avevano una routine e un modo di stare insieme e organizzarsi la vita strutturato, con tutta la felicità e l’entusiasmo che la genitorialità porta, sperimentano quello che Nora Ephron intende quando dice che “un figlio è come una bomba a mano. Quando nasce, provoca un’esplosione nella vostra vita e, quando la polvere si posa, il vostro matrimonio è diverso da com’era prima”.

Diverso non vuol dire migliore o peggiore. Diverso non vuol dire più o meno bello. Diverso non vuol dire più o meno emozionante.

Diverso vuol dire che il mondo per come lo si conosceva prima è cambiato, le priorità sono cambiate, le routine sono cambiate, il corpo della donna è cambiato, le aspettative che si hanno sul partner sono cambiate e, molto concretamente, il tempo che si passa in due è decisamente cambiato.

E quanto possiamo accorgerci, nel momento in cui viviamo le nostre vite, giorno dopo giorno, dell’effetto che questi cambiamenti stanno avendo su di noi come coppia e delle trasformazioni che ci sono in corso?

Trovare un nuovo equilibrio e una nuova dimensione di coppia è una conquista, un passaggio che spesso si dà per scontato, come si dà per scontato che la maternità porti solo gioie. Questo passaggio alla genitorialità porta alla necessaria ridefinizione di ruoli, compiti, spazi, modalità di stare insieme.

Su questo tema, Jancee Dunn, giornalista americana, nel suo ultimo libro “Come non odiare tuo marito dopo i figli” descrive, con una buona dose di umorismo, come per salvare il suo matrimonio abbia portato il marito in terapia di coppia e da diversi consulenti (anche un moderatore di conflitti dell’Fbi) per tutti gli Stati Uniti, intenzionata a recuperare e migliorare un rapporto con un marito che nel profondo sapeva di amare, nonostante la loro relazione, dopo la nascita della figlia, si fosse profondamente modificata, in così tante piccole cose, i cui effetti sono diventati visibili con il tempo.

La Dunn inizia il racconto da quando, al sesto mese di gravidanza, uscì a pranzo con un gruppo di amiche desiderose di elargire consigli..

«Ah, e preparati a odiare tuo marito» disse la mia amica Lauren. Alzai lo sguardo dall’appunto che stavo scrivendo (in caso di coliche, muovi le gambette della neonata su e giù). «No, ti sbagli» le dissi con calma. Elencai una serie di fatti a dimostrazione della solidità del nostro matrimonio: stavamo insieme da quasi dieci anni. Eravamo vicini alla mezza età, e i litigi facevano sprecare le sempre più preziose riserve di energia. Soprattutto, però, eravamo due scrittori pacifici e semi-ermetici che fuggivano come antilopi spaventate da qualsiasi tipo di rumore. (…) La mia amica Lauren invece aveva ragione. Appena dopo la nascita della bambina ebbe luogo la nostra prima litigata urlante da genitori. Per la precisione, fui io ad alzare la voce.

Sei anni dopo, Jancee si chiede perché la maternità l’abbia trasformata in una donna irascibile che cova risentimento e si scatena alla minima occasione, anche e soprattutto per futili motivi.

Decidendo di fare sia percorsi di terapia insieme al marito, sia ricerche su vari argomenti inerenti i rapporti di coppia, oltre a scriverne un divertente e interessante libro, ha potuto, insieme al marito, modificare diversi aspetti della loro vita di coppia e ha creativamente scoperto soluzioni per appropriarsi delle trasformazioni e non subirle.