LO SPORT: UNA “PALESTRA” PER LA VITA

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Come noto, lo sport praticato fin dalla più tenera età, come raccomandato dalle associazioni dei pediatri, riveste un ruolo prezioso nello sviluppo fisico di bambini e adolescenti, aiutando il loro organismo in crescita a mantenersi sano e resistente a varie tipologie di disturbi e contrastando gli effetti nocìvi di uno stile di vita sedentario.

Ma l’attività sportiva ha numerosi risvolti anche sullo sviluppo psicologico dei nostri figli. A livello cognitivo infatti numerose ricerche hanno dimostrato che la pratica sportiva consente un’impletazione delle aree prefrontali del cervello, sede delle funzioni esecutive, responsabili della pianificazione, del monitoraggio e della coordinazione del comportamento e della possibilità di sviluppare stategie orientate al raggiungimento degli obiettivi. A livello emotivo inoltre lo sport permette, all’interno di una situazione ludica e motivante, di fare esperienza di sé e del proprio corpo, attraverso il riconoscimento del valore dell’impegno e della costanza e il continuo confronto con le proprie potenzialità e i propri limiti; tutto ciò si realizza in un contesto relazionale prezioso che favorisce l’instaurarsi di relazioni significative e un sano confronto con l’altro, attraverso il rispetto di un sistema di regole predefinite e il riconoscimento del ruolo e del contributo specifico di ciascuno. E’ quindi evidente come la pratica dell’attività sportiva possa contribuire in modo significativo ad una crescita equilibrata del bambino e ad una sua sana educazione: una vera e propria “palestra” che allena ad affrontare le sfide della vita quotidiana. Attraverso lo sport è infatti possibile apprendere valori importanti quali l’amicizia, la lealtà, il rispetto per gli altri, l’autodisciplina etc.

Secondo una ricerca ISTAT, la pratica sportiva continuativa è del 54,3% in bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni, ma nella fascia d’età 11-14 anni diminuisce al 53.4%, riducendosi al 48,5% tra i 15 e i 17 anni e assestandosi al 34,7% tra i 18 e i 19 anni. Risulta quindi decisamente molto importante che lo sport sia per il bambino anzitutto un divertimento ed una propria scelta al fine di prevenire l’abbandono. Purtroppo non sempre è cosí e molti ragazzi, soprattutto quelli che praticano sport a livello agonistico sono sottoposti a stress da parte dei genitori che proiettano su di loro l’aspettativa di crescere un campione.

L’agonismo è faticoso, prevede un impegno fisico e temporale notevole, richiede buone capacità organizzative man mano la scuola diviene più impegnativa e molti sacrifici, e proprio per questo deve essere una scelta guidata solo dalla passione e dalla motivazione del ragazzo.