È la prima volta che vengo da uno psicologo, non so cosa dire…non è che son matto, ma è un periodo un pò difficile, mia moglie mi ha consigliato di provare a venire da lei” questo l’inizio di un colloquio settimana scorsa, con un giovane uomo appena entrato in studio.

Non è stata la prima, né penso sarà l’ultima volta che mi sentirò dire “vengo da lei, ma non sono matto!”

Ed è chiaro che l’affermazione serve a rassicurare me (magari in studio da sola), ma soprattutto a rassicurare sé..perché riconoscersi il bisogno di un confronto e di un supporto psicologico è un’azione faticosa, forse anche un pò rischiosa “e se poi cambio?” oppure “chissà gli altri cosa penseranno di me!” e spesso arriva dopo mesi o anni di pensieri, ripensamenti, periodi buoni in cui ci si sente sufficientemente forti per farcela da soli, ed altri in cui invece il pensiero di fare una telefonata o di cercare qualcuno con cui parlare diventa ricorrente perché la vita quotidiana, le relazioni che viviamo, i nostri pensieri e le nostre emozioni sembrano toglierci il fiato.

In una società che ci dipinge belli, sorridenti, pieni di energie, positivi, dinamici (le pubblicità ne sono un buon esempio) sentirsi in affanno, bloccati, magari soli o diversi non va bene, bisogna “essere matti” per sentirsi così, e quindi si rimanda, si cerca di mettere a tacere quanto sentiamo disturbare il ritmo della nostra vita quotidiana.

Alle volte si preferiscono altre vie: meglio andare in farmacia a comprare una scatola di integratori, andare un paio di giorni alle Terme o uscire a bersi una birra con gli amici “Posso farcela da sola, non ho bisogno di aiuto, è solo un periodo, passerà..” buone soluzioni per ricaricarci un pò e posticipare la decisione di chiedere aiuto ad un tempo indefinito.

La questione tempo, in effetti, è già di per sé importante: comprendere di essere in un periodo di crisi o di affanno e decidere di intraprendere un percorso psicologico significa in fin dei conti scegliere di prendersi un pò di tempo per sé, per ascoltarsi, comprendersi meglio ed il ritmo della nostra vita quotidiana non sempre ce lo permette: il lavoro, magari in un’altra città, la famiglia, i figli con i loro impegni vengono prima. Tuttavia, è certamente vero che essere persone più bilanciate, in equilibrio con sé stesse, più consapevoli delle dinamiche relazionali che ci circondano ha un effetto benefico anche su tutto il sistema relazionale, famigliare e di affetti in cui siamo inseriti.

Forse prendersi cura di sé è in fondo anche aver cura di chi ci circonda: quali vantaggi godranno i figli di una madre o di un padre maggiormente consapevoli di sé e delle proprie azioni? O i genitori anziani di un uomo o di una donna che può arrivare a far pace con la propria storia e magari trovarsi ad essere meno rivendicativo nei loro confronti?

Quello che c’è in ballo è il possibile miglioramento della propria qualità di vita e delle proprie relazioni.

Per di più il tempo della terapia spesso non è lungo quanto si immagina o si teme: esistono le consulenze psicologiche (che per definizione possono durare solo qualche seduta) e i percorsi brevi, e comunque la durata del percorso viene discussa nei colloqui iniziali con il professionista e dipende dalla tipologia della problematica presentata e dall’approccio terapeutico dello specialista.

La maggior parte delle persone che si rivolgono ad uno psicologo sta vivendo una difficoltà emotiva, un momento di fatica relazionale, un momento di crisi o un evento stressante, senza dimenticare chi sta bene, ma vuole stare meglio e conoscersi di più.

Alle persone che incontro e con cui mi confronto in merito alla decisione di intraprendere un percorso psicologico sono solita dire che stanno compiendo una scelta coraggiosa, una scelta che fa uscire dalla propria “comfort zone” per conoscere e magari imparare a nominare parti di noi già esistenti, ma finora poco note. Ed ecco che allora il percorso insieme diventa un viaggio, un duplice viaggio: quello della persona con me nel corso dei colloqui, e quello che la persona che incontro fa con sé stessa.

E, nel corso del lavoro, le persone ripartono, piano piano si sollevano, come mongolfiere che abbandonano gli ormeggi e lentamente risalgono nel cielo riprendendo il loro viaggio più leggere e libere che mai: “I viaggi che portano alle scoperte maggiori non sono quelli in cui si vedono mondi nuovi, ma quelli in cui rivediamo mondi conosciuti con occhi diversi” (Marcel Proust).

L’Ordine degli Psicologi della Lombardia, promuove per il mese di Ottobre il mese del benessere psicologico, per permettere ai cittadini di conoscere direttamente i professionisti della propria città, fissare un appuntamento in cui ricevere informazioni in merito ai servizi offerti dallo studio oppure darsi la possibilità di accedere ad un primo colloquio gratuito.

Anche le psicologhe del Centro Psyché aderiscono all’iniziativa “Studi Aperti” promossa dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia, per maggiori informazioni e contatti visitate la pagina Facebook: https://www.facebook.com/Centro-di-psicologia-e-psicoterapia-460523147723472/