Qualche mese fa, una mattina come tante, sono comparse due linee rosse sul mio test di gravidanza.

Dopo un istante d’incredulità sono stata travolta da gioia, entusiasmo…e un pensiero: ora come la prenderà la mia piccola?

Già, quando stai per diventare mamma per la seconda volta è inevitabile farsi mille domande: come farò a gestire due bambini quando dei giorni è già così faticoso con uno? Il primogenito soffrirà? Si sentirà privato delle attenzioni che gli ho dedicato finora? Il mio proposito è stato quello di sfruttare i mesi di gravidanza per aiutare la mia bimba a prepararsi al cambiamento in atto.

Per prima cosa si è trattato di decidere quando comunicarle ciò che stava accadendo.

Tanti i pareri discordanti in merito. Personalmente ho ritenuto opportuno attendere la fine del primo trimestre, momento in cui gli esami di routine hanno messo in luce lo stato di salute del feto. Ho quindi scelto di aspettare, ma non troppo perché penso sia fondamentale evitare che la notizia arrivi all’orecchio del bambino da altri. Volevo fossimo io e il papà ad annunciarle un evento così importante per l’intera famiglia.

Lo abbiamo fatto con quanta più serenità possibile, cercando di essere estremamente chiari: <<nella pancia della mamma sta crescendo un bambino. Non sappiamo ancora se sarà un maschietto o una femminuccia. Avrai quindi un fratellino o una sorellina e tu diventerai una sorella maggiore!>>.

A partire dai due anni circa, i bambini possiedono tutte le competenze necessarie per comprendere una comunicazione simile. A maggior ragione, se si sceglie di dare la notizia dopo qualche mese, ci sono anche dei dati concreti a rendere presto più comprensibile le parole di mamma e papà: il pancione che cresce, i primi calcetti.

Da quel momento di condivisione è iniziato il nostro percorso di attesa. Nostro, si…perché sono state innumerevoli le occasioni in cui ho cercato di coinvolgere la mia primogenita in questa avventura, per far sì che non si sentisse esclusa da qualcosa che inevitabilmente avrebbe percepito essere importante per me e il suo papà. Non esistono ricette preconfezionate; solo la conoscenza del vostro bambino e del suo livello di sviluppo vi porterà a scegliere le modalità più idonee.

Queste quelle che ho sperimentato personalmente e che sento quindi di poter consigliare:

  • Far partecipare il primogenito alla scelta del nome

Così come mamma e papà si confrontano sul nome da dare al nascituro, si può ascoltare anche il punto di vista del futuro fratello/sorella, ad esempio chiedendogli di esprimere la preferenza tra due nomi selezionati dai genitori.

  • Coinvolgerlo in ogni avvenimento della gravidanza

Nel caso in cui il primogenito lo desiderasse, portarlo a qualche visita di controllo può rivelarsi un’esperienza emozionante ed arricchente per l’intera famiglia. Potrà vedere il fratellino attraverso le ecografie, sentire il suo battito cardiaco ed iniziare così ad immaginarselo.

  • Giocare con una bambola per mostrare di quali cure avrà bisogno il fratellino

Ho sempre pensato che non sarebbe stato positivo portare la primogenita a immaginare il fratellino come ad un compagno di giochi; avrei alimentato un’aspettativa irrealistica perché i primi mesi un neonato non fa che mangiare, dormire, piangere. Per questo abbiamo utilizzato le bambole dando loro il ciuccio, cambiando il pannolino, facendo il bagnetto nella vaschetta, mettendole nella culla, fingendo si trattassero proprio di un neonato.

  • Visione di foto e video del primogenito neonato

Mostrare al primogenito foto e video che lo ritraggono da neonato rappresenta un modo per fargli capire meglio cosa sta accadendo ma anche per fargli comprendere che le cure ed attenzioni che inevitabilmente saranno destinate al nuovo esserino, sono le stesse che lui ha ricevuto quando era altrettanto piccolo.

  • Coccole al pancione

Il primogenito nota i cambiamenti del corpo materno. Per questo è positivo permettergli di accarezzare il pancione, avere un primo contatto col fratellino.

Non ho mai forzato questo gesto; mi sono limitata a non negare la possibilità di questo contatto quando era la mia bimba a richiederlo. Abbiamo “giocato” con la mia pancia. Le ho permesso di massaggiarla con l’olio di mandorle, insieme al papà l’abbiamo colorata con i pastelli per il body-painting. Straordinario lo stupore nei suoi occhi ogni volta che il fratellino si faceva sentire dando un calcetto.

  • Coinvolgere nei preparativi

Comprare insieme alla bimba più grande il corredino per l’ospedale è stato divertente e le ha permesso di sentire di avere anch’essa un ruolo importante.

Dovendo prevedere delle trasformazioni nelle camere (es. disposizione culla, aggiunta di un armadio per i vestiti del nascituro) ho cercato di proporle con un certo anticipo in modo che la bimba “grande” si abituasse gradualmente e non le vivesse come un improvvisa “invasione di campo” da parte del nuovo arrivato.

  • Lettura di libri sull’argomento

La mia scelta è stata quella di evitare di propinare continuamente letture sul tema. Ho preferito leggere autonomamente i numerosi libri che la letteratura per l’infanzia propone in merito, proponendo via via quelli che mi sembravano adeguati a rispondere ai quesiti che –spontaneamente- col proseguire dei mesi, la mia bimba si poneva: Ma perché la pancia continua a crescere? Cosa sta facendo il fratellino nella pancia? Cosa farà quando uscirà?

  • Dare informazioni sul periodo che si trascorrerà in ospedale

E’ bene spiegare chiaramente al proprio figlio che la mamma dovrà stare qualche giorno in ospedale, perché è lì che nascerà il fratellino. Immediatamente il bambino dovrà essere rassicurato rispetto al fatto che con lui rimarranno il papà, i nonni….e che loro lo accompagneranno a trovare la mamma!

Nonostante tutti gli accorgimenti avuti e le belle emozioni che questo percorso di condivisione ci ha regalato, non nego ci siano stati anche momenti di grande fatica. Mano a mano che il pancione diventava più ingombrante sono infatti nate le prime forme di “gelosia”; non mi era più possibile saltare, rotolarmi a terra o tenerla in braccio a lungo. Questa fase è stata caratterizzata da alcune regressioni (pipì a letto, richiesta del ciuccio). In questi momenti è essenziale dare grandi dimostrazioni di affetto, rassicurazioni rispetto al fatto che l’amore non diminuirà, che il nostro primo bimbo rimarrà sempre per noi importante!

E’ in queste fasi che per noi mamme può essere difficile non farsi sopraffare dai sensi di colpa, legati alla paura di precludere al nostro primo bimbo quell’esclusività che ha sempre avuto. Paure legittime, ma dobbiamo essere consapevoli di aver fatto un grande dono ai nostri piccoli: un dono per la vita intera!